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Workshop di fotografia documentaria con Giulio Di Meo

La storia di Carlo e i giorni del G8 a ventidue anni di distanza

In una Genova liberata, senza chiusura, senza sgomento
senza sott’occhio la via di fuga, senza furore, senza spavento,
avrà senso cadere in ginocchio, alzare e prendersi le mani
piangere in piazza Alimonda…
Pardon: in Piazza Carlo Giuliani.
Alessio Lega

Genova. Luglio 2001. La città ligure è blindata, è il luogo prescelto per il summit tra i grandi del mondo. Il G8. Dall’altra parte l’enorme risposta del movimento no-global con 300mila persone a rivendicare un altro modello di sviluppo al grido di ‘un altro mondo è possibile’.

Poi gli scontri, i lacrimogeni, le violenze, gli spari, il sangue, la Diaz: 560 feriti, 360 arrestati e fermati, 25 milioni di euro di danni, 62 manifestanti e 85 appartenenti alle forze dell’ordine sotto processo. Saranno questi i numeri dei “fatti di Genova”. Ma ne manca uno, quello di Carlo Giuliani. Ammazzato a vent’anni e rimasto senza giustizia, senza un processo.

Il 20 luglio 2001 doveva essere la giornata di una grande manifestazione pacifica che era riuscita a riunire nello stesso luogo un enorme numero di associazioni di diversa estrazione nell’urgenza di affermare valori universali come l’uguaglianza, il diritto al lavoro ed alla casa, la solidarietà, il pacifismo, l’anti-razzismo, il rispetto dell’uomo e dell’ambiente, la non omologazione in schemi imposti dalle spinte economiche di matrice liberista.

Quella giornata e la successiva si trasformarono, invece, nella più grande frattura contemporanea fra uno Stato autoritario e i propri cittadini inermi: furono uno spartiacque in grado di spazzare via l’illusione collettiva di migliaia di persone.

Nelle giornate dell’anniversario da sempre si ripercorrono quelle strade e quei quei luoghi: il quartiere Foce tra via Tolemaide ed il mare, palcoscenico dei terribili scontri tra manifestanti e forze dell’ordine quel venerdì di 22 anni fa; piazza Alimonda, dove Carlo cadde in una pozza di sangue; la scuola Diaz, che fu teatro dei pestaggi di quella che venne in seguito definita la «macelleria messicana», poco distante.

Ogni anno quei momenti di profonda angoscia e dolore riemergono in tutta lo loro potenza. Esattamente come si percepisce tutta l’energia costruttiva scaturita in quei giorni, sia attraverso le parole dei familiari di Carlo che di quelle dei testimoni diretti di quell’esperienza.

Carlo è un seme da cui ogni anno germogliano iniziative necessarie per mantenere viva la memoria, la speranza, l’azione civile. Tante delle lotte di questi ultimi vent’anni nascono qui.

Piazza Alimonda, dunque, non come simbolo di morte e violenza ma come luogo di vita e di memoria. Genova diventa anche il luogo delle possibilità della storia: queste giornate di luglio sono anche il momento in cui costruire le condizioni per realizzare oggi ciò che purtroppo vent’anni fa non è stato. Per questo è un luogo dove tornare.

Ringraziamo il Comitato Piazza Carlo Giuliani; Elena, Giuliano ed Haidi; Lorenzo Guadagnucci e il Dirigente Scolastico della Scuola “Diaz” e tutti i compagni e le compagne incontrate in Piazza Alimonda.

Luca Greco


Fotografie di: Marioluca Bariona, Laura Bertazzoni, Giampietro Carli, Davide Gloria, Luca Greco, Ruggero Manzotti, Gianni Olivetti e Guergana Radeva.

Musica: Price of Freedom by Zakhar Valaha – https://pixabay.com/it/

Video tratti da: ProcessiG8Blob G8 Genova luglio 2001,G8 Genova, don Gallo il partigiano” e “Un Mondo diverso è possibile” – documentario collettivo del 2001.

Del G8 di Genova ricordo tutto. Ricordo l’arrivo da Bologna con un treno speciale, l’angoscia per l’uccisione il giorno prima di Carlo Giuliani e poi l’enorme corteo, l’assurda carica della polizia, la paura di imbattersi negli agenti. E la poi la nottata alla Diaz. La spedizione punitiva, la furia degli agenti, i colpi dati alla cieca: l’orrore e l’umiliazione d’essere picchiato a sangue. E ancora l’arrivo in ospedale e la sorpresa dell’arresto, senza che qualcuno sapesse spiegarmene il motivo. Genova per me è stato un punto di svolta e di consapevolezza. Mi ha introdotto in un mondo che non conoscevo direttamente: la violenza istituzionale, gli abusi di polizia, le menzogne di stato.

Lorenzo Guadagnucci

“Quel giorno Carlo si era messo il costume, voleva andare al mare.” Lo sguardo blu di Haidi si perde, scolorisce come il mare d’inverno della piccola foto incorniciata, la prima cosa che vede ogni mattino quando apre l’armadio di fronte al letto: suo figlio bambino, maglioncino bianco e capellino di lana colorata, sta giocando in riva con il cane e la sorellina.
La gioia. L’innocenza. Il futuro.

“Dopo…” La voce di Giuliano tentenna, ha come un vuoto d’aria, poi trova forza nel ricordo della solidarietà. “Dopo sono venuti in tanti, avevamo l’acqua per la pasta sempre sui fornelli… Lo prendete un caffè? Lo preparo subito…”
Haidi e Giuliano ci hanno accolto nella loro casa, facendoci sentire speciali. Ma sono loro ad esserlo. Perduto un figlio, hanno accolto nel cuore altri mille.
Affetto. Forza. Fratellanza.

Ventidue anni dopo piazza Alimonda ricorda Carlo Giuliani. Ragazzi, coppie con bambini, anziani. Bandiere e fiori, parole, musica, abbracci.
Commemorare la morte festeggiando il diritto alla vita.

“Il parquet della palestra è lo stesso, però è stato lucidato, il sangue lavato…” Il preside della scuola Diaz tiene in mano un libro intitolato “La democrazia tradita”.
Lorenzo Guadagnucci, invece, ha le mani vuote, senza pace, nervose. Negli occhi l’orrore di quella notte.
Manganellate, scosse elettriche, massacro.

Potrà mai essere lavato il sangue di una ferita aperta?

Guergana Radeva


Workshop di fotografia sociale
19/20/21 luglio 2023 – Genova

Fotografie di:
Marioluca Bariona, Laura Bertazzoni, Giampietro Carli, Davide Gloria, Luca Greco, Ruggero Manzotti, Gianni Olivetti, Guergana Radeva