Il 2 giugno 1946 l’Italia non ha solo detto addio alla monarchia.
Ha detto sì a sé stessa.
Un sì gridato da milioni di persone, in fila ai seggi dopo vent’anni di dittatura.
Un sì che ha fatto nascere la Repubblica dal basso, con il voto popolare.
Ma oggi, di quella forza collettiva resta solo un’ombra.
Referendum ignorati, affossati, sabotati.
Governi che temono il voto, media che tacciono, poteri che sanno bene che quando a decidere è chi lavora, chi lotta, chi vive sulla propria pelle le ingiustizie – i privilegi iniziano a tremare.
L’8 e 9 giugno 2025 possiamo tornare a prenderci la parola.
Cinque quesiti. Cinque SÌ per riprenderci una Repubblica che sia davvero di chi la abita, di chi la costruisce ogni giorno con il proprio lavoro, la propria rabbia e la propria speranza.
💥 SÌ per cancellare il Jobs Act e fermare i licenziamenti illegittimi.
Perché chi lavora ha diritto alla dignità, non a essere buttato fuori da un giorno all’altro.
💥 SÌ per difendere chi lavora nelle piccole imprese.
Perché i risarcimenti non devono essere un favore, ma un diritto. E le aziende devono smettere di calcolare tutto solo in termini di profitto.
💥 SÌ contro la precarietà imposta.
Perché un contratto a termine senza motivo è una condanna. Vogliamo stabilità, non ricatti.
💥 SÌ per la sicurezza nei lavori in appalto.
Perché chi muore sul lavoro non è “caduto sul campo”: è stato ucciso da un sistema che taglia sui diritti e sulla vita.
💥 SÌ per una cittadinanza più giusta.
Perché chi cresce, studia, lavora in questo Paese è parte di questo Paese. Non possiamo più accettare che i diritti siano negati per nascita.
Il voto è una conquista popolare.
Non lasciamolo ai potenti. Non lasciamolo al silenzio.
L’8 e 9 giugno votiamo in massa, in corteo, con la memoria e con il futuro in mano.
Cinque SÌ per una Repubblica che torni ad essere nostra. Popolare. Antifascista. Ribelle.