Siamo contrari /e all’invio di armi all’Ucraina, perché:

  • Alimenta il nazionalismo la guerra, e moltiplica le vittime di una guerra che gli ucraini hanno già perso sul campo, ma visto nella coscienza internazionale
  • Rischia di alimentare ulteriormente milizie paramilitari e naziste già presenti sul suolo ucraino
  • Rischia di coinvolgere l’Italia, che purtroppo fa parte della NATO, in un conflitto potenzialmente anche nucleare

Siamo per una soluzione negoziata che riconosca l’indipendenza, la neutralità e il non allineamento dell’Ucraina

Siamo favorevoli all’accoglienza di tutti i profughi, i migranti ed i rifugiati. Ma TUTTI vuol dire TUTTI, non vuol dire “solo ucraini”

Denunciamo con forza il fatto che, in nome dello slogan “l’industria d’armi dà lavoro”, abbiamo venduto armi sia alla Russia, sia all’Ucraina, nella proporzione di 2:1

Le armi alimentano la guerra, non costruiscono la pace. Più che lavoro, danno PROFITTO. E chi le fabbrica sta già facendo i conti

Intervista al referente del movimento nonviolento ucraino: «Nessun conflitto ha solo due facce, noi e loro, c’è sempre un terzo lato, quello della verità. Invece si mandano armi».

Scritto da Francesca Ciarallo  https://www.semprenews.it/news/Yurii-Sheliazhenko-la-guerra-era-evitabile.html

Yurii Sheliazhenko, obiettore di coscienza, referente del movimento nonviolento ucraino, docente alla KROK University in Ucraina, è esponente del Beoc (Ufficio europeo obiezione di coscienza) e della War Resisters’ International (Internazionale dei resistenti alla guerra). Vive a Kiev, in centro

Il potere si basa su grandi bugie

Esiste in Ucraina una risposta nonviolenta alla guerra?

«In Ucraina non esiste una cultura della nonviolenza, della pace, dei diritti umani. La cultura della pace è sottosviluppata. È vincente la logica della violenza. La propaganda mediatica del governo è impregnante. L’esercito è guidato da uno spirito di combattimento che viene alimentato ulteriormente dal sostengo militare internazionale—–. La propaganda ha creato una polarizzazione all’interno della società ucraina, fino ad arrivare ad una tale escalation: oggi la normalità è avere civili armati. La propaganda fa passare questa resistenza violenta come giusta e il nostro come un popolo di eroi, ma non esiste una violenza giusta così come non esiste una guerra giusta. Il potere si basa su grandi bugie che svaniscono di fronte alla verità della realtà.»

A quali bugie ti riferisci?

«La più grande bugia è che noi siamo angeli e loro demoni. “Non abbiamo fatto nulla di male e siamo sempre stati un popolo pacifico”, si afferma. Certo… pacifici ma armati fino ai denti. E ancora: “Loro ci hanno attaccato e noi non li abbiamo provocati… ci hanno invitato a colloqui di pace dove non avevano intenzione di arrendersi, quindi si sono meritati il nostro rifiuto di parlare”. Tutto questo è frutto di propaganda, falsità, disinformazione. Proprio adesso che ci sarebbe bisogno di una negoziazione reale, stiamo andando verso la militarizzazione totale della popolazione.»

Inviare armi è follia

Cosa pensi della decisione dell’Unione Europea che oggi manda armi all’Ucraina? “Follia. È alimentare l’escalation e lo spargimento di sangue. I media internazionali sono manipolati dalla macchina da guerra. La guerra era evitabile, è stata una scelta. Per fermare la macchina dovremmo unirci e dire più forte che la guerra non è una soluzione, i colloqui di pace inclusivi e in buona fede, le negoziazioni sono la soluzione.

Sostenere la via nonviolenta per un futuro di pace

Di cosa avete davvero bisogno oggi? “I nostri bisogni? Combattere la propaganda mediatica. C’è bisogno di pressione internazionale per il cessate il fuoco e per arrivare a una vera negoziazione. Bisogna diffondere la verità sia in Ucraina che in Russia, considerando anche che la situazione attuale è il risultato di anni di sostegno internazionale sbagliato, ovvero militare e non pacifista.

Sei anche un professore universitario, un educatore, come sono visti i nonviolenti in Ucraina? «Qui la nonviolenza non è contemplata, siamo visti come traditori, per molti pacifisti la situazione è critica. Uno dei rappresentanti del movimento nonviolento è sotto processo. Noi siamo teorici, purtroppo, non abbiamo esperienze di attivismo sul campo, ne avremmo bisogno

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