A Genova sospesi i diritti fondamentali

E’ stata approvata dal Parlamento Europeo la Relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea per il 2001:

Il Parlamento europeo, “[…] deplora le sospensioni dei diritti fondamentali avvenute durante le manifestazioni pubbliche, ed in particolare in occasione della riunione del G8 a Genova, come la libertà di espressione, la libertà di circolazione, il diritto alla difesa, il diritto all’integrità fisica”

e inoltre, “esprime grande preoccupazione per il clima di impunità che sta sorgendo in alcuni Stati membri dell’Unione europea (Austria, Belgio, Francia, Italia, Portogallo, Svezia e Regno Unito), in cui gli atti illeciti e l’abuso della violenza da parte degli agenti di polizia e del personale carcerario, soprattutto nei confronti dei richiedenti asilo, dei profughi e delle persone appartenenti alle minoranze etniche, non vengono adeguatamente sanzionati ed esorta gli Stati membri in questione a privilegiare maggiormente tale questione nell’ambito della loro politica penale e giudiziaria”.

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L’Europarlamento critica l’Italia sui diritti umani
da La Repubblica – 15 gennaio 2003

L’Europarlamento ha criticato oggi a Strasburgo l’Italia nella relazione annuale sullo stato dei diritti umani per la repressione delle manifestazioni al G8 di Genova, per il conflitto di interessi e per i processi lumaca.
Il documento sullo stato dei diritti umani nell’Ue, contro il quale si erano pronunciati il Ppe e l’eurodestra, è stato adottato dalla plenaria con cinque voti di scarto (274 a favore, 269 contrari e 14 astensioni) per iniziativa della relatrice socialista olandese Joke Swiebel.
Nella relazione annuale dell’Europarlamento tutti i paesi comunitari sono oggetto di critiche. L’Italia viene citata soprattutto su quattro punti.
L’articolo 28 della risoluzione “deplora le sospensioni dei diritti umani avvenute durante le manifestazioni pubbliche e in particolare in occasione della riunione del G8 a Genova”. In un emendamento adottato per iniziativa del Pse inoltre l’Europarlamento afferma che “per quanto riguarda i disordini di Genova, continuerà ad accordare particolare attenzione al seguito delle indagini amministrative avviate in Italia per avvertare se in tale occasione si sia ricorsi a trattamenti o punizioni disumane o degradanti”.
Sul conflitto di interessi, il parlamento europeo nel comma 39 bis del documento (adottato per iniziativa del Pse) si dichiara “preoccupato per la situazione in Italia dove gran parte dei media e del mercato della pubblicità è controllato – in forme diverse – dalla stessa persona” e “ricorda che una tale situazione potrebbe costituire una grave violazione dei diritti fondamentali a norma dell’articolo 7 del trattato Ue modificato dal trattato di Nizza”.
Al comma 132 invece l’aula esprime “apprensione per il grandissimo numero di casi in cui la corte europea dei diritti umani ha constatato la violazione da parte dell’Italia del diritto a un termine ragionevole” nello svolgimento dei processi. “Questa tendenza nuoce alla fiducia nello stato di diritto” afferma l’Europarlamento, che ha chiesto “all’Italia di adottare tutte le misure necessarie per garantire procedimenti attuati per tempo e equamente”. Nel paragrafo successivo l’Italia viene criticata con Ausria, Belgio, Francia, Portogallo, Svezia e Regno Unito.
L’Europarlamento esprime “grande preoccupazione per il clima di impunità che sta sorgendo in alcuni stati membri dell’Ue” – e qui cita questi sette paesi – in cui gli atti illeciti e l’abuso della violenza da parte degli agenti di polizia e del personale carcerario, soprattutto nei confronti dei richiedenti l’asilo dei profughi e delle persone aderenti a minoranze etniche, non vengono adeguatamente sanzionati”.
(red)


Amnesty International nel suo rapporto su Genova ha scritto: “nel luglio del 2001 vi fu in Italia una violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste in Europa nella storia recente”.

L’impunità per le violazioni dei diritti umani commesse durante il G8 di Genova 2001 “una macchia intollerabile” nella storia dei diritti umani in Italia

(19 luglio 2011)

“In occasione del decimo anniversario del summit dei paesi del G8 a Genova, Amnesty International ha espresso disappunto per dover ancora una volta rinnovare la richiesta di un’assunzione di responsabilità per le violazioni dei diritti umani commesse in quei giorni dalle forze di polizia. L’organizzazione teme che non aver affrontato lacune strutturali di tipo legale e istituzionale possa dar luogo, in futuro, a nuove violazioni dei diritti umani. L’impunità per violazioni quali quelle commesse in occasione del G8 di Genova del 2001 costituisce una macchia intollerabile nella storia dei diritti umani in Italia.
Dal 19 al 21 luglio 2001 Genova ospitò il summit del G8, un incontro tra i governi delle otto nazioni più industrializzate. In quei giorni, si stima che oltre 200.000 persone presero parte alle iniziative antiglobalizzazione nelle strade della città ligure. Sebbene la maggior parte di esse manifestò in modo pacifico, alcune proteste degenerarono in atti di violenza, che procurarono ferimenti e ingenti danni a beni.
Alla fine del summit, si contavano un manifestante morto, Carlo Giuliani, ucciso da un colpo di pistola sparato da un carabiniere, e diverse centinaia di persone (manifestanti, giornalisti e alcuni agenti delle forze di polizia) ferite nel contesto degli scontri tra le forze di polizia e parte dei manifestanti. 
Subito dopo il G8, così come nei mesi e negli anni successivi, vennero alla luce prove di violazioni dei diritti umani da parte di rappresentanti delle forze di polizia, agenti penitenziari e personale medico, nei confronti di cittadini italiani e stranieri. Le prove si riferivano a maltrattamenti compiuti sia durante le manifestazioni che nella scuola Diaz (usata come dormitorio per i manifestanti e come centro stampa del Genoa Social Forum) e nella caserma militare di Bolzaneto, che le autorità avevano adibito a carcere provvisorio. […]”

Continua: http://www.amnesty.it/impunita-per-violazioni-del-G8-Genova-2001-una-macchia-intollerabile


Lo so, le ragazze e i ragazzi di oggi, come i giovani di ieri, guardano avanti, hanno il futuro negli occhi.
Ed è giusto che sia così.
Dopo il 20 luglio 2001, però, noi abbiamo scritto “Chi non ha memoria non ha futuro”.
Non siamo stati i primi.
Molte volte, nella storia del nostro Paese, è stato necessario ricordare il passato per difendere la Costituzione che i nostri genitori e i nostri nonni ci hanno lasciato in dono, dopo averle conquistate con le loro lotte e la loro vita.
Oggi sentiamo di nuovo l’urgenza di fare memoria, di ribadire quei valori, di dichiarare la nostra volontà di pace.
C’è una tessera che ci può aiutare a farlo: quella dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Quella tessera ha un significato importantissimo: dichiarare la nostra estraneità all’ideologia fascista; all’arroganza, alla prepotenza, all’ignoranza che la caratterizzano; alla vigliaccheria che esprime nei suoi metodi.
Dichiarare la nostra adesione ai principi di libertà, democrazia, civile convivenza, solidarietà. Perché anche noi siamo partigiani.

La mamma di Carlo


La denuncia dell’Anpi sui fatti di Genova

La Presidenza, la Segreteria e il Comitato Nazionale dell’ANPI esprimono un giudizio di grave allarme e preoccupazione in ordine ai drammatici avvenimenti che si sono verificati nei giorni scorsi a Genova in occasione del vertice del G8.

1 – Nelle giornate da giovedì a domenica scorsi si sono mobilitate, con intenti pacifici, non meno di 200.000 persone, in prevalenza giovani, al fine di esprimere la loro critica nei confronti della gestione della globalizzazione da parte dei vertici del G8 e sostenere positive richieste in tema di cancellazione del debito dei paesi poveri, lotta contro la fame e la denutrizione, contro le malattie, per la tutela dell’ambiente e dei diritti umani fondamentali.
Questa mobilitazione, che è stata anche oggetto di un ripetuto dialogo con alcuni vertici istituzionali del nostro paese, costituisce esercizio di un diritto democratico e non può che essere salutata come positiva presa di coscienza e di responsabilità rispetto agli immani problemi che gravano sulle prospettive di sviluppo e di progresso dei singoli paesi e dell’intera umanità.
Tuttavia all’interno di quel grande movimento si è manifestata la presenza di alcune frange minoritarie la cui ambigua disponibilità all’uso della violenza è stata causa di deprecabili episodi, che hanno a loro volta determinato massicci interventi di carattere repressivo.
Rispetto al metodo della violenza nessuna indulgenza e sottovalutazione è possibile: in democrazia essa non è sotto alcun profilo ammissibile e l’ANPI, forte della propria esperienza, di chi ha combattuto per la fondazione di un sistema in cui fosse lecito e doveroso esprimere pacificamente le proprie idee, afferma la necessità che in ogni occasione la violenza venga da ogni forza politica e sociale rigorosamente bandita e ove si manifesti responsabilmente isolata.
Ma i fatti più gravi sono stati attuati a Genova da gruppi ben individuabili di contestatori, usi, alla luce di precedenti esperienze, all’esercizio di una sistematica e cieca violenza i quali hanno innescato una spirale di distruzioni e devastazioni estese a gran parte della città, al di là della “zona rossa” cui era negato e impedito l’accesso da un imponente spiegamento di forze dell’ordine.
L’azione di questi gruppi eversivi ha potuto svolgersi praticamente indisturbata per la grave carenza di adeguati interventi di contrasto ad opera di forze dell’ordine, sia sul piano della concreta attuazione che della predisposizione degli uomini e dei mezzi da impiegare a tale scopo. Sotto questo profilo l’azione delle forze dell’ordine non è stata adeguata alla situazione da affrontare, in quanto contraddistinta da improvvisazione, errori di valutazione e prevenzione dei reali obiettivi e comportamenti di chi ha praticato questo tipo di violenza: ciò va riferito in particolare a chi ha presieduto la dislocazione e l’impiego delle forze dell’ordine in modo tale da rendere carente o inefficace la loro azione ed esponendo gli stessi lavoratori della polizia a situazioni di grave pericolo.
Non sono poi ammissibili interventi come quello attuato nella notte fra sabato e domenica scorsi presso la scuola Diaz sede concessa al Genoa Social Forum per l’accoglienza, interventi realizzati senza adeguata motivazione e con estrema brutalità, sui quali è in corso un’indagine della Magistratura.

2 – Estremamente gravi si palesano inoltre le inaudite vessazioni e violenze che sarebbe state compiute nella caserma di Bolzaneto da alcuni gruppi appartenenti alle forze dell’ordine nei confronti degli arrestati, secondo quanto pubblicamente denunciato e documentato dalla stampa. In ordine a tali fatti, che hanno avuto anche eco internazionale con gravissima lesione dell’immagine democratica del nostro paese e che, qualora accertati, costituirebbero una patente violazione dei diritti elementari sanciti dalla Costituzione, occorre sia fatta piena luce attraverso l’opera della Magistratura, nonché attraverso tutti gli strumenti di indagine parlamentare e politica, atti a garantire una rigorosa ricostruzione di quanto è avvenuto affinché i comportamenti in questione possano essere individuati e colpiti in radice . Accanto all’esclusione rigorosa dell’uso della violenza, in un regime democratico, deve campeggiare il rispetto delle garanzie costituzionali e dei diritti di cittadinanza: questi sono i fondamenti dello stato di diritto.

L’amarissimo risultato di quanto è avvenuto a Genova è stata l’uccisione di un giovane manifestante e il ferimento di numerosi partecipanti alla manifestazione e di appartenenti alle forze dell’ordine, oltre alle immense distruzioni materiali.
L’ANPI esprime alla famiglia di Carlo Giuliani e a tutti i feriti profonda solidarietà.

L’ANPI avverte il pericolo concreto che l’eventuale ripetersi di episodi come quelli sopra richiamati possa innescare una spirale involutiva che veda i poteri coercitivi dello Stato contrapporsi, in modo sempre più drastico, alle libere manifestazioni dei lavoratori e dei cittadini al fine di ottenere il riconoscimento dei loro diritti: una spirale che ove dovesse progredire non potrebbe che condurre ad un restringimento degli spazi di democrazia nel nostro paese. A questi rischi l’ANPI è particolarmente sensibile per l’insegnamento che proviene dall’esperienza che i suoi stessi componenti hanno vissuto. Questa esperienza deve poter essere patrimonio collettivo della comunità nazionale.

Pacifica rivendicazione dei propri diritti e totale rispetto dei modi legittimi in cui essa viene attuata costituiscono un binomio nel quale si concreta l’essenza stessa della democrazia.

Presidente: M.O. On. Arrigo Boldrini
Vice Presidente Vicario: Tino Casali
Vice Presidenti: Arturo Calabria
On. Alberto Cipellini
On. Luigi Orlandi
On. Raimondo Ricci
Segretario Generale: Giulio Mazzon
Segretari Nazionali: Alfonso Bartolini
Marisa Ferro
M.O. Roberto Vatteroni
Roma, 26 luglio 2001

www.anpi.it