Lello Voce

Dall’album: “lellovoceFASTBLOOD”
(Lello Voce, Frank Nemola)
Musiche di: Frank Nemola
E con: Frank Nemola – elettronica; Luigi Cinque – sax soprano; Paolo Fresu – tromba; Michael Gross – tromba flicorno; Luca Sanzò – viola
Edizioni: MRF 5 ed. mus.

a Carlo. Genova, luglio 2001

lacrime e sangue e mazze e martelli e falci e forconi e fegati e fulminee intrusioni all’alba / mandato in mano alla ricerca del nero del nerissimo scuro dell’oscuro annerirsi del fiato del / polmone e del cardiaco illegalmente detenuto nascosto celato abilmente nella cassa toracica / abusivamente pulsante insomma una vita a scrocco furtivamente nera come la pece nera come / un sospetto nera di rabbia nera come il nero di uno scacco nera come il nero del futuro del duro / domani delle nostre mani nere più nere dell’anima nere di profitti nere da sconfitti nere come / il nero di uno scarafaggio a forma di sentimento che ci striscia sotto le pareti dell’anima nero / come il sangue antico nell’ampolla che si frantuma e diviene polvere nera esplosiva e muta / nero come una tuta nera nero come un cappuccio nero più nero della notte nero di carni cotte / nero di cani randagi nero di lingua morta asfissiata nero come una vena salassata come una / flebite del respiro nero come quei blindati schierati lì in fondo sul confine della ragione nero / come le maschere come gli scudi gli stivali come la paura che ho dentro la voglia d’avere ali

(è ovvio che si tratta di una tattica d’azione dell’ordinato svolgersi delle teorie del caos / è scontato che ha una sintassi di corse e colpi brevi come accenti acuti che infrangono)

in ordine sparso a piccoli gruppi andando controcorrente travisati traditi travestiti a manciate / più o meno nello stesso momento più o meno in tutta la città più o meno presentandosi a iosa / con la spranga che bacia il cristallo e lo spacca con boati e gas che disperdono il vento con / sirene lanciate a duecento all’ora in vicoli e strade dove le squadre squadrano le folle e più / o meno le squagliano con estintori fieri della loro potenza e noi più o meno anneghiamo più / o meno all’altezza di quella piazza più o meno all’altezza della piccola pozza di sangue più / o meno dove restano tracce coagulate di rabbia calpestate da cingolati e pneumatici chiodati / allora dove il nero si stempera nel nero dove gli occhi si fanno ciechi dove puoi vedere anche / ciò che non si può guardare più o meno nel momento dello sparo della detonazione del cuore / in frammenti dove c’è il luogo per ribellarsi senza ragione il posto nero dove s’annerisce il / nero dove il nero s’annera di nubi s’infila su per i tubi e fa china dell’acqua e fa nero il volto / nera la bocca i denti nere le labbra nella cianosi decisiva salto al buio oltre l’altro che moriva

(è evidente che si tratta di formazioni infiltrate da carbonio ed anidride e zolfo minate ingrate / di sentimenti a manciate con tettoniche aleatorie di sismi e singhiozzi di discorsi rimasti mozzi)

né c’è paesaggio od orizzonte né indulto e la tolleranza è a zero è tolleranza nera ed avara è / come un respiro incartapecorito e sporco è come un torto protetto e annegato nel nero di seppia / nel nero della greppia povera del morto nel nero esempio nel severo moderarsi dell’assassinio / è come un topo con pelo rosso e occhi blu un topo tutto sporco che striscia e che fugge un topo / mezzo roco che prova a spiegare tra un colpo e l’altro mentre annega negli sputi e prova a dire / la sua a giustificare tra una staffilata e l’altra mentre ormai palpita sul pavimento e si mastica le / viscere un topo nero di grumi e di gridi nero di scuse e bugie nero di tutto e di niente nero che / mente e inganna nero bugiardo nero di botte date di giorno e scontate di notte come dolori o / ferite nere come il coagulo di senso nere più nere piaghe vere che spurgano parole e infettano / le ore mentre il topo fugge veloce si getta in salvo nel mare tutto nero del pensiero squittisce / di rabbia promette vendetta poi scompare oltre l’angolo d’ogni incubo e resta solo la sua ombra / nera mentre si ammanettano i feriti e le fratture sporgono dai cellulari le grida dagli auricolari

(è chiaro che si tratta di ricordi confusi di refusi indotti dal dolore di deliri e sogni di lapsus è lampante che / la verità è nel presupposto e non nella traccia del proiettile che si conficca docile)

e a volerlo contare uno per uno questo morto è un morto che ne vale migliaia un prezzo discount / da pagare senza bisogno di rate o un’offerta speciale da consumare subito in piedi un fast-blood / e se pensi che dietro ogni ferita c’è una famiglia vestita a lutto della gente oscura vestita in nero / che affoga nelle gramaglie del destino nero come una divisa come una maschera un manganello / nero come un pneumatico chiodato mentre stira il cadavere e gli lascia un battistrada come nero / tatuaggio al torace o la canna brunita della pistola che sporge nera come il buco all’altezza dello zigomo / sinistro o il foro d’uscita più piccolo ma nero come un pozzo nero come un alito zozzo / col cadavere da fotografare col cadavere da immortalare abbandonato sull’asfalto nero come le / labbra del morto scure come le ragioni del torto la legittimazione dell’assassinio di chi giustizia / la giustizia e poi si fa la legge e il santo lo gabba lo dribbla l’inganna lo danna e poi lo scanna / ridendo il giorno di festa santificando il suo nome e poi beve fino a notte e rutta d’orgoglio nero / come plotone di stivali e tacchi neri coi lacrimogeni innestati alle palpebre e l’odio alle vertebre uguali oggi a com’erano ieri uguali oggi a come saranno domani quando in fila e a capo chino / attenderanno lo schianto possente che li spazzerà lo schiaffo rude che ridendo lieto li annienterà.