W il 25 Aprile!

Il 25 aprile non è solo una data sul calendario: è un orizzonte da attraversare ogni giorno, uno spazio che abitiamo con la memoria viva di chi ha lottato, di chi ha perso tutto per conquistare libertà e giustizia. Dopo la Liberazione dal nazifascismo del 1945 (con Genova unica città in europa a ottenere il riconoscimento dell’autorità del CNL e la resa delle truppe tedesche alla popolazione), le piazze e le strade di ogni Regione si riempirono di corpi e voci: partigiani e partigiane, operai e operaie, contadini e contadine, student3, persone che avevano resistito all’orrore, che avevano combattuto nel buio delle montagne, nei campi, nelle città occupate, nelle fabbriche in sciopero, nelle deportazioni politiche di massa, nelle esecuzioni sui monti e in prigione, per restituirci un Paese che potesse dirsi Libero. Le celebrazioni furono un grido collettivo di rinascita. Ma quel grido non si è spento. E non deve. Per questo non ci sarà sobrietà. Ci sarà festa, ci sarà rabbia, ci sarà la stessa voglia di lottare, ci sarà la nostra memoria vivente che sa farsi attuale e interrogare il mondo che vive tenendo come faro nella notte la luce dell’antifascismo.
Quel sacrificio di ottant’anni fa non è retorica da cerimoniale: è sangue versato, torture, fucilazioni. È la scelta, fatta spesso prima dei vent’anni, di rischiare la vita contro un regime. Noi, oggi, siamo chiamati a dare senso a quella scelta, a non trattare la Medaglia d’Oro alla Resistenza come un feticcio da museo. Quella medaglia è viva quando marciamo in corteo, quando presidiamo i porti per denunciare il traffico di armi, quando blocchiamo le strade in nome della giustizia sociale. È con noi in Piazza Carlo Giuliani, nelle fabbriche occupate, nei picchetti solidali, nelle scuole in lotta, nei cortei antifascisti.
I fascismi non sono scomparsi: hanno cambiato pelle, linguaggio, si sono camuffati da ordine e decoro, da buonsenso e sicurezza. Ma sempre fascismi restano: quando negano diritti, quando reprimono dissenso, quando discriminano, quando armano le guerre, quando colpiscono i corpi non conformi, le povertà, le dissidenze. Per questo dobbiamo sapere riconoscere le Resistenze di oggi: quella dei migranti respinti alle frontiere, dei popoli che lottano contro l’occupazione e il colonialismo, di chi difende la terra dai profitti del capitale.
Il 25 aprile è oggi ogni giorno, se sappiamo guardare. È in ogni gesto di rifiuto, in ogni presa di parola, in ogni scelta collettiva che rompe il silenzio. La Liberazione continua. Sta a noi essere degn3 di chi ci ha precedut3. Sta a noi sapere, quando arriva il momento, e trovarci — senza esitazioni — ai nostri posti.

Biancamaria Furci – Comitato Piazza Carlo Giuliani odv