“Creer, no querer” un progetto della Rete Italiana di Solidarietà COLOMBIA VIVE!

Dal 12 al 14 ottobre, ho partecipato, in rappresentanza del Comitato Piazza Carlo Giuliani, al 4° Forum Internazionale Colombia Vive, organizzato dalla rete di Solidarietà con le Comunità di pace Colombiane, di cui il Comitato da quest’anno è socio.
La Rete nasce nel 2001 per iniziativa di vari enti locali ed associazioni e con l’obiettivo di far conoscere in Italia l’esperienza delle Comunità di Pace colombiane.
Sono comunità contadine, in parte di discendenza indigena o afrodiscendenti, che si sono autoorganizzate in diverse regioni del paese (Antioquia, Cauca, Basso Afrato ed altre) ed esigono il riconoscimento del loro diritto a non schierarsi con nessun agente di violenza politico-militare.
Esse rappresentano un’importante esperienza di resistenza civile alla guerra e allo sfollamento forzato; con la pratica quotidiana della partecipazione democratica, l’autodeterminazione e la continua ricerca di una soluzione pacifica, rinforzano i valori favorevoli alla costruzione reale di una cultura e pratica di pace.

Ma contro queste Comunità – come è stato sottolineato nel documento finale – esiste ancora una politica di persecuzione, attuata attraverso la violenza diretta – sia con azioni delle forze militari e di polizia che con azioni dei gruppi paramilitari – con la persecuzione giudiziaria, la diffamazione attraverso i mezzi di comunicazione da parte di alti funzionari dello Stato, i blocchi economici, la persecuzione dei loro accompagnatori, le minacce permanenti, i tentativi di coartazione attraverso supposti programmi socioeconomici effettuati con tecniche di proselitismo per creare divisione comunitaria e per militarizzare gli spazi di vita civile.

Circa duecento persone provenienti dall’Italia, dal Belgio, dal Regno Unito, dalla Francia, dall’Austria e dagli Stati Uniti hanno analizzato l’attuale congiuntura colombiana nella cornice della persistente violazione dei diritti umani, dell’impunità, della “smobilitazione” paramilitare e della crescente relazione mafiosa tra Italia e Colombia; hanno compiuto con il sostegno di giuristi di fame una riflessione profonda sulle Zone Umanitarie e sul loro riconoscimento e sostegno a livello del diritto internazionale.

Un gruppo di partecipanti al Forum durante un momento di pausa

Toccanti sono state le testimonianze di donne e uomini che nelle comunità vivono una quotidianità fatta di fatica, di convivenza solidale ma anche di paura e di rischio che condividono con coraggiosi avvocati impegnati per la loro difesa.

Luis Fernando Giraldo, difensore dei diritti umani, presenta l’esperienza di lavoro nelle comunità di pace

Sono dieci anni che queste zone, queste comunità con la loro azione costruiscono spazi di vita e di protezione della popolazione civile altrimenti indifesa ed in balia della violenza di diversi gruppi criminali. Il Comitato ha deciso di accompagnare questo cammino e per questo ha contribuito alla realizzazione di un film documentario in dvd che presenta i 10 anni di resistenza civile della Comunità di pace di san Josè de Apartadò: la qualità delle immagini e dei suoni, ben riuscita, coinvolge nella narrazione dai toni intensi e dalle parole drammatiche ma portatrici anche di speranza.

Venerdì 12 ottobre alle ore 21 dopo una cena preparata con tanta cura nell’oratorio della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, alla presenza di un centinaio di persone, ho presentato il film documentario sottolineando che tra le finalità del Comitato quella della solidarietà internazionale è un valore irrinunciabile tanto più urgente da attuare con le comunità di pace colombiane che continuano a resistere alla violenza, ai soprusi, alle menzogne, alle intimidazioni.

Peppino Coscione