Viva i lavoratori portuali!

Organizzata dal Sindacato di base USB, si è svolta a Genova un’assemblea della rete internazionale dei portuali che rifiutano il trasporto di materiale bellico. Tema: “I portuali non lavorano per la guerra”. Erano rappresentate ufficialmente delegazioni di Grecia, Francia, Slovenia, Paesi baschi e Cipro. Inoltre, ha preso parte alla seduta a porte chiuse anche un rappresentante del sindacato del porto di Amburgo. Al delegato del sindacato portuali turco è stato negato il visto. Mancava, per motivi logistici, un rappresentante di Tangeri.

Secondo Jose Nivoi del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP), ora con la Flotilla, la rete si è costruita nel corso degli anni attraverso azioni comuni e contatti personali. Il primo incontro ufficiale, il 28 febbraio ad Atene, al quale hanno preso parte molte delle organizzazioni presenti nei giorni scorsi a Genova. Sono seguiti, in rapida successione, tre blocchi di navi con un carico di armi. A Marsiglia, al Pireo e, il 20 giugno, a Genova.

L’ultimo, una nave dell’armatore cinese COSCO che è tornata indietro con il suo carico. Questo ha contribuito al successo della straordinaria giornata di azione e di sciopero del 22 settembre, quando un milione di persone ha manifestato in tutta Italia.

Appelli alla solidarietà di molti lavoratori nelle fabbriche e nei porti sono seguiti all’annuncio del blocco del porto di Genova, se la “Sumud Flotilla” dovesse essere attaccata.

“Il 20 giugno ha ceduto la diga che bloccava l’alluvione del 22 settembre” ha commentato un rappresentante dell’USB – Trasporti di Genova. Un lavoratore del CALP ha dedicato la riunione agli “anziani”, a quella generazione di lavoratori e attivisti “con cui ci consultiamo prima di ogni passo”.

Pochi giorni dopo questa storica mobilitazione, la riunione ne era ancora fortemente influenzata. Negli interventi iniziali sono state sottolineate le azioni in corso a Taranto e a Livorno, dove attualmente centinaia di lavoratori e di sostenitori cercano d’impedire l’attracco di una petroliera USA diretta a Haifa. Se ne sente l’effetto quando un rappresentante del “Palestine New Federation of Trade Unions” riferisce che canali social palestinesi sono stati “invasi dalle immagini delle lotte in Italia. Che da un paese, da cui arrivano immagini di tragedie, ne vengano altre, di solidarietà, ha portato dell’aria fresca in questo clima di impotenza. Avete dato un esempio a tutta l’Europa. Un esempio da seguire”.

Tutti gli interventi alla riunione pubblica di sabato andavano nella direzione di collegare le lotte: solidarietà con la Palestina, rifiuto di ogni politica di guerra e battaglia sindacale sui luoghi di lavoro.

È il messaggio della classe operaia italiana, con alla testa i lavoratori portuali, per tutto il continente. La riunione di Genova fa sperare che questo segnale venga colto e diffuso ulteriormente…

29 settembre 2025